Pronuncia 59/1958

Sentenza

Collegio

composta dai signori: Dott. GAETANO AZZARITI, Presidente - Avv. GIUSEPPE CAPPI - Prof. TOMASO PERASSI - Prof. GASPARE AMBROSINI - Prof. ERNESTO BATTAGLINI - Dott. MARIO COSATTI - Prof. FRANCESCO PANTALEO GABRIELI - Prof. GIUSEPPE CASTELLI AVOLIO - Prof. ANTONINO PAPALDO - Prof. MARIO BRACCI - Prof. NICOLA JAEGER - Prof. GIOVANNI CASSANDRO - Prof. BIAGIO PETROCELLI - Dott. ANTONIO MANCA - Prof. ALDO SANDULLI, Giudici,

Epigrafe

ha pronunciato la seguente nel giudizio di legittimità costituzionale degli artt. 3 della legge 24 giugno 1929, n. 1159, e 1 e 2 del R. D. 28 febbraio 1930, n. 289, promosso con ordinanza 30 luglio 1957 del Tribunale di Crotone, emessa nel procedimento penale a carico di Rauti Francesco, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 223 del 7 settembre 1957 ed iscritta al n. 80 del Registro ordinanze 1957. Vista la dichiarazione di intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri; udita nell'udienza pubblica dell'8 ottobre 1958 la relazione del Giudice Biagio Petrocelli; uditi il sostituto avvocato generale dello Stato Giuseppe Gugliemi e gli avvocati Arturo Carlo Jemolo, Leopoldo Piccardi e Giacomo Rosapepe.

Dispositivo

per questi motivi LA CORTE COSTITUZIONALE respinta la eccezione pregiudiziale proposta dall'Avvocatura generale dello Stato; in riferimento alle norme contenute negli artt. 8 e 19 della Costituzione, dichiara: a) non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 3 della legge 24 giugno 1929, n. 1159; b) la illegittimità costituzionale dell'art. 1 del R. D. 28 febbraio 1930, n. 289, in quanto richiede la autorizzazione governativa per l'apertura di templi od oratori, oltre che per gli effetti civili, anche per l'esercizio del culto; c) la illegittimità costituzionale dell'art. 2 dello stesso decreto 28 febbraio 1930, n. 289. Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 18 novembre 1958. GAETANO AZZARITI - GIUSEPPE CAPPI - TOMASO PERASSI - GASPARE AMBROSINI - ERNESTO BATTAGLINI - MARIO COSATTI - FRANCESCO PANTALEO GABRIELI - GIUSEPPE CASTELLI AVOLIO - ANTONINO PAPALDO - MARIO BRACCI - NICOLA JAEGER - GIOVANNI CASSANDRO - BIAGIO PETROCELLI - ANTONIO MANCA - ALDO SANDULLI.

Relatore: Biagio Petrocelli

Data deposito: Mon Nov 24 1958 00:00:00 GMT+0000 (Coordinated Universal Time)

Tipologia: S

Presidente: AZZARITI

Caricamento annuncio...

Massime

SENT. 59/58 A. GIUDIZIO DI LEGITTIMITA' COSTITUZIONALE IN VIA INCIDENTALE - OGGETTO DEL GIUDIZIO PRINCIPALE: CONTRAVVENZIONE PREVISTA DALL'ART. 650 COD. PEN. - QUESTIONE DI LEGITTIMITA' COSTITUZIONALE DELLE NORME IN BASE ALLE QUALI E' STATO EMESSO IL PROVVEDIMENTO DELL'AUTORITA' - FATTISPECIE - PROPONIBILITA'.

La fattispecie dell'art. 650 Cod. pen. richiede il collegamento con un provvedimento "legalmente dato"; locuzione che si riferisce alla legalita' non soltanto formale, ma anche sostanziale del provvedimento, nel senso che esso deve essere dato dall'autorita' competente e nelle forme previste, e deve altresi' trovare, in una o piu' norme dell'ordinamento giuridico il suo titolo di intrinseca legittimita'. Contestata la legittimita' costituzionale di dette norme, si contesta la legalita' del provvedimento e quindi il fondamento dell'imputazione nel giudizio principale. (Specie in cui era stata eccepita l'improponibilita' della questione di legittimita' costituzionale degli artt. 3 della legge 24 giugno 1929, n. 1159, 1 e 2 del R.D. 28 febbraio 1930, n. 289, sollevata nel giudizio penale a carico di un ministro del culto pentecostale, imputato della contravvenzione di cui all'art. 650 Cod. pen., per non aver osservato il divieto, fattogli dall'autorita' di p.s., di esercitare il culto e tenere aperto l'oratorio prima di ottenere l'approvazione e l'autorizzazione governative, previste dai suddetti articoli della legge del 1929 e del decreto del 1930).

Norme citate

Parametri costituzionali

  • legge-Art. 23

SENT. 59/58 B. LIBERTA' DI CULTO - CULTI ACATTOLICI - LIBERTA' DI ESERCIZIO DEL CULTO: COMPRENDE L'APERTURA DI TEMPLI E ORATORI E LA NOMINA DI MINISTRI DEL CULTO - LIBERTA' DI AUTORGANIZZAZIONE DELLE CONFESSIONI RELIGIOSE ACATTOLICHE - LIMITI.

Per i culti acattolici si deve distinguere la liberta' di esercizio del culto, come pura manifestazione di fede religiosa, dalla organizzazione delle varie confessioni nei loro rapporti con lo Stato. La prima e' riconosciuta nel modo piu' ampio dall'art, 19 della Costituzione, nel senso di comprendere tutte le manifestazioni di culto, ivi indubbiamente incluse l'apertura di tempi ed oratori e la nomina dei relativi ministri. Quanto alla liberta' delle confessioni religiose diverse dalla cattolica di organizzarsi secondo i propri statuti, l'art. 8 della Costituzione pone il limite che tali statuti non contrastino con l'ordinamento giuridico dello Stato, e che i rapporti di dette confessioni con lo Stato siano da regolarsi con leggi sulla base d'intese con le relative rappresentanze.

SENT. 59/58 C. CONFESSIONI RELIGIOSE ACATTOLICHE - FACOLTA' DI STABILIRE RAPPORTI CON LO STATO - REGOLAMENTO DI TALI RAPPORTI - EFFETTI.

La istituzione di rapporti tra le confessioni religiose acattoliche e lo Stato, ai sensi dell'art. 8, terzo comma, della Costituzione, essendo diretta ad assicurare effetti civili agli atti dei ministri del culto, oltre che agevolazioni di vario genere, riveste carattere di facolta', non di obbligo.

Parametri costituzionali

SENT. 59/58 D. CONFESSIONI RELIGIOSE ACATTOLICHE - LIBERTA' DI ORGANIZZARSI SECONDO PROPRI STATUTI - LIMITE DEI PRINCIPI DELL'ORDINAMENTO GIURIDICO DELLO STATO.

L'art. 8, secondo comma, della Costituzione ha sancito la liberta' delle confessioni religiose diverse dalla cattolica di organizzarsi secondo i propri statuti, ponendo il limite, evidente anche senza esplicita dichiarazione, che tali statuti non contrastino con l'ordinamento giuridico dello Stato.

Parametri costituzionali

SENT. 59/58 E. CONFESSIONI RELIGIOSE ACATTOLICHE - ATTI DEI MINISTRI DI CULTO E APERTURA DI TEMPLI E ORATORI - EFFETTI CIVILI - CONTROLLO DELLO STATO - MANCATA EMANAZIONE DELLE LEGGI PREVISTE DALL'ART. 8 DELLA COSTITUZIONE - VALIDITA' DELLE NORME VIGENTI - LIMITI - ART. 3 LEGGE 24 GIUGNO 1929, N. 1159 - ESCLUSIONE DI ILLEGITTIMITA' COSTITUZIONALE - ART. 1 R.D. 28 FEBBRAIO 1930, N. 289 - ILLEGITTIMITA' COSTITUZIONALE PARZIALE - ART. 2 DELLO STESSO DECRETO - ILLEGITTIMITA' COSTITUZIONALE.

E' legittimo e rispondente allo spirito della Costituzione che allorquando agli atti dei ministri di culto acattolici e all'apertura di templi e oratori debbansi riconoscere effetti giuridici, tali atti ricadono sotto la ricognizione ed il controllo dello Stato, merce' i provvedimenti di approvazione e di autorizzazione. Finche' non siano state emanate le leggi previste dall'art. 8 della Costituzione, sono da ritenersi valide, e punto in contrasto con la Costituzione stessa, le norme vigenti, se ed in quanto regolatrici degli effetti civili e non lesive della liberta' di esercizio di culto. L'art. 3 della legge 24 giugno 1929, n. 1159, mentre da una parte lascia impregiudicata la libera esplicazione del culto (in quanto non esclude la figura del ministro del culto non approvato, ma esclude soltanto gli effetti giuridici degli atti da lui compiuti), viene a trovarsi in logica correlazione con l'art. 8 della costituzione, nella parte in cui si riferisce alla disciplina giuridica dei rapporti fra lo Stato e le confessioni acattoliche. L'art. 1 del R.D. 28 febbraio 1930, n. 289, prescrivendo l'autorizzazione governativa per l'apertura di templi ed oratori in modo generale, involge tra gli altri anche il caso relativo all'apertura del tempio in quanto mezzo per una autonoma professione della fede religiosa, al di fuori dei rapporti con lo Stato. In relazione a questo punto l'articolo va dichiarato costituzionalmente illegittimo. L'art. 2 dello stesso decreto deve dichiararsi costituzionalmente illegittimo, perche' sottopone l'esercizio della facolta' di tenere cerimonie religiose e compiere altri atti di culto negli edifici aperti al culto alla condizione che la riunione sia presieduta o autorizzata da un ministro di culto la cui nomina sia stata approvata dal Ministro competente, condizione che non riguarda gli effetti civili ed e' in contrasto con la liberta' ampiamente garantita dall'art. 19 della Costituzione.

Norme citate

  • legge-Art. 3
  • regio decreto-Art. 2
  • regio decreto-Art. 1