Pronuncia 71/2002

Sentenza

Collegio

composta dai signori: Presidente: Cesare RUPERTO; Giudici: Massimo VARI, Riccardo CHIEPPA, Valerio ONIDA, Carlo MEZZANOTTE, Fernanda CONTRI, Guido NEPPI MODONA, Piero Alberto CAPOTOSTI, Annibale MARINI, Franco BILE, Giovanni Maria FLICK, Francesco AMIRANTE;

Epigrafe

ha pronunciato la seguente nel giudizio di legittimità costituzionale dell'art. 727, secondo comma, del codice penale (Maltrattamento di animali), promosso con ordinanza emessa il 1 marzo 2001 dal giudice dell'udienza preliminare del Tribunale per i minorenni de L'Aquila, iscritta al n. 508 del registro ordinanze 2001 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 26, 1ª serie speciale, dell'anno 2001. Udito nella camera di consiglio del 30 gennaio 2002 il giudice relatore Valerio Onida. Ritenuto che il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale per i minorenni de L'Aquila, nel corso di un procedimento penale a carico di un minorenne imputato di concorso nel reato di maltrattamento di animali aggravato, con ordinanza emessa il 1 marzo 2001, pervenuta nella cancelleria di questa Corte il 22 maggio 2001, ha sollevato, in riferimento agli articoli 3, secondo comma, e 31, secondo comma, della Costituzione, questione di legittimità costituzionale dell'art. 727, secondo comma, del codice penale (Maltrattamento di animali), nella parte in cui prevede l'applicazione automatica, anche al minorenne, della pena accessoria della pubblicazione a seguito di sentenza di condanna; che, affermata la rilevanza della questione - in quanto nel caso all'esame del remittente ricorrerebbero i presupposti per pronunciare una condanna alla pena di cinque milioni di lire di ammenda, cui conseguirebbe, stante l'ipotesi aggravata del secondo comma dell'art. 727 cod. pen., l'applicazione, automatica, della pena accessoria della pubblicazione della sentenza - il giudice a quo ne motiva la non manifesta infondatezza osservando che la disposizione denunciata, talmente "chiara" ed "inequivocabile" da non essere suscettibile di alcuna interpretazione correttiva, parifica, negli effetti penali, la posizione del condannato minorenne a quella del condannato maggiorenne, mentre la giurisprudenza costituzionale e le norme internazionali sulla tutela dei minori richiedono che il trattamento penale di costoro debba essere sempre improntato alle specifiche esigenze dell'età; che, pertanto, ad avviso del remittente, la norma denunciata violerebbe l'art. 31, secondo comma, della Costituzione, perché con la pubblicazione sulla stampa della sentenza di condanna si colpirebbe, e al massimo livello, il minore "nel suo onore giuridico, ossia nella vita sociale, presente e futura, con ovvie ricadute sul suo reinserimento"; che sarebbe violato anche l'art. 3, secondo comma, della Costituzione, perché l'assoluta parificazione fra minorenni e maggiorenni sarebbe fonte di disparità sostanziali; che nel giudizio dinanzi alla Corte non vi è stato intervento del Presidente del Consiglio dei ministri né costituzione di parti. Considerato che l'art. 727, secondo comma, del codice penale si limita a stabilire che la condanna per il reato contravvenzionale di maltrattamento di animali comporta, ove ricorra l'ipotesi aggravata, la pena accessoria della pubblicazione della sentenza; che, nel sollevare la questione di legittimità costituzionale, il remittente non considera le regole che, per i minorenni, il codice penale, nella disposizione di parte generale dell'art. 98 (Minore degli anni diciotto), detta, al secondo comma, proprio con riferimento all'applicazione delle pene accessorie; che, in base a tale disposizione, al minore possono essere applicate soltanto le pene accessorie dell'interdizione dai pubblici uffici per una durata non superiore a cinque anni e la sospensione dall'esercizio della potestà genitoriale (quindi: mai le altre pene accessorie), ove ricorra il presupposto della condanna ad una pena detentiva superiore a cinque anni; che, pertanto, poiché la pena accessoria della pubblicazione della sentenza penale di condanna non è destinata a trovare mai applicazione, stante l'indicata preclusione di carattere generale, nei confronti del condannato minorenne, la questione sollevata deve essere dichiarata manifestamente inammissibile, non esistendo nell'ordinamento la norma della cui legittimità costituzionale il remittente dubita. Visti gli artt. 26, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, e 9, secondo comma, delle norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale.

Dispositivo

per questi motivi LA CORTE COSTITUZIONALE Dichiara la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell'art. 727, secondo comma, del codice penale, sollevata, in riferimento agli artt. 3, secondo comma, e 31, secondo comma, della Costituzione, dal giudice dell'udienza preliminare del Tribunale per i minorenni de L'Aquila con l'ordinanza indicata in epigrafe. Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 28 febbraio 2002. Il Presidente: Ruperto Il redattore: Onida Il cancelliere:Di Paola Depositata in cancelleria il 19 marzo 2002. Il direttore della cancelleria:Di Paola

Relatore: Valerio Onida

Data deposito: Tue Mar 19 2002 00:00:00 GMT+0000 (Coordinated Universal Time)

Tipologia: O

Presidente: RUPERTO

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Massime

Reati e pene - Reato contravvenzionale - Maltrattamento di animali - Pena accessoria della pubblicazione della sentenza di condanna - Applicazione automatica della pena anche al minorenne - Prospettata irragionevole equiparazione al condannato maggiore di età - Manifesta inammissibilità della questione.

Manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell'art. 727, secondo comma, del codice penale, sollevata, in riferimento agli artt. 3, secondo comma, e 31, secondo comma, della Costituzione, nella parte in cui prevede l'applicazione automatica, anche al minorenne, della pena accessoria della pubblicazione a seguito di sentenza di condanna per il reato contravvenzionale di maltrattamento di animali. Infatti la disposizione di parte generale dell'art. 98 del codice penale, nel disciplinare la applicazione delle pene accessorie per i minorenni, esclude che la pena della pubblicazione della sentenza possa essere applicata ai condannati minorenni, sicché il rimettente - che non considera detta disposizione - dubita della legittimità costituzionale di una norma che non esiste nell'ordinamento.