Pronuncia 205/2015

Sentenza

Collegio

composta dai signori: Presidente: Alessandro CRISCUOLO; Giudici : Giuseppe FRIGO, Paolo GROSSI, Giorgio LATTANZI, Aldo CAROSI, Marta CARTABIA, Mario Rosario MORELLI, Giancarlo CORAGGIO, Giuliano AMATO, Silvana SCIARRA, Daria de PRETIS, Nicolò ZANON,

Epigrafe

ha pronunciato la seguente nel giudizio di legittimità costituzionale dell'art. 72 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53), promosso dal Tribunale ordinario di Verbania nel procedimento vertente tra P.S.C. e la Cassa nazionale di previdenza ed assistenza ragionieri e periti commerciali, con ordinanza del 30 giugno 2014, iscritta al n. 183 del registro ordinanze 2014 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 45, prima serie speciale, dell'anno 2014. Visto l'atto di costituzione di P.S.C.; udito nell'udienza pubblica del 6 ottobre 2015 il Giudice relatore Silvana Sciarra; udito l'avvocato Lorenzo Bertaggia per P.S.C.

Dispositivo

per questi motivi LA CORTE COSTITUZIONALE dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 72 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53), nella versione antecedente alle novità introdotte dall'art. 20 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80 (Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro, in attuazione dell'articolo 1, commi 8 e 9, della legge 10 dicembre 2014, n. 183), nella parte in cui, per il caso di adozione nazionale, prevede che l'indennità di maternità spetti alla madre libera professionista solo se il bambino non abbia superato i sei anni di età. Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 7 ottobre 2015. F.to: Alessandro CRISCUOLO, Presidente Silvana SCIARRA, Redattore Gabriella Paola MELATTI, Cancelliere Depositata in Cancelleria il 22 ottobre 2015. Il Direttore della Cancelleria F.to: Gabriella Paola MELATTI

Relatore: Silvana Sciarra

Data deposito: Thu Oct 22 2015 00:00:00 GMT+0000 (Coordinated Universal Time)

Tipologia: S

Presidente: CRISCUOLO

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Massime

Famiglia e filiazione - Adozione nazionale - Madre libera professionista - Indennità di maternità - Spettanza solo se il bambino non abbia superato i sei anni di età - Disparità di trattamento rispetto alla madre libera professionista nel caso di adozione internazionale e alla madre lavoratrice dipendente nel caso di adozione nazionale - Irragionevolezza - Violazione dei principi di tutela della maternità e dell'infanzia e di protezione della donna lavoratrice e del bambino - Necessità di svincolare l'erogazione dell'indennità dal requisito del mancato superamento dei sei anni di età del bambino - Illegittimità costituzionale in parte qua.

E' costituzionalmente illegittimo, per violazione degli artt. 3, primo comma, 31, secondo comma, e 37, primo comma, Cost., l'art. 72 del d.lgs. 26 marzo 2001, n. 151 (nella versione antecedente alle novità introdotte dall'art. 20 del d.lgs. n. 80 del 2015), nella parte in cui, per il caso di adozione nazionale, prevede che l'indennità di maternità spetti alla madre libera professionista solo se il bambino non abbia superato i sei anni di età. La disciplina, infatti, si pone in insanabile contrasto con il principio di eguaglianza e con il principio di tutela della maternità e dell'infanzia, declinato anche come tutela della donna lavoratrice e del bambino. La singolarità del trattamento riservato alla libera professionista che opti per l'adozione nazionale è discriminatorio poiché carente di ogni giustificazione razionale, idonea a dar conto del permanere, soltanto per questa fattispecie, di un limite rimosso per tutte le altre ipotesi. Non è dato individuare, infatti, elementi che giustifichino la differenza di trattamento delle libere professioniste rispetto a quello stabilito dal legislatore per le madri lavoratrici dipendenti, e dalla Corte per le madri libere professioniste che privilegino l'adozione internazionale. La norma censurata, inoltre, pregiudica l'interesse del minore di nazionalità italiana coinvolto in una procedura di adozione, arbitrariamente discriminato per effetto del dato, accidentale ed estrinseco, della tipologia del rapporto di lavoro facente capo alla madre o delle particolarità del rapporto di filiazione che si instaura. Pertanto, determinando diversificazioni sprovviste di una precisa ragion d'essere, la disposizione impugnata pregiudica a un tempo l'interesse della madre e del minore e la funzione stessa dell'indennità di maternità, da riconoscersi senza distinzioni tra categorie di madri lavoratrici e tra figli. In merito alla modulazione temporale del trattamento di maternità delle lavoratrici iscritte alla gestione separata di cui all'art. 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995, che abbiano adottato o avuto in affidamento preadottivo un minore, v. la citata sentenza n. 257/2012. Per la rimozione del limite per le madri libere professioniste che privilegino l'adozione internazionale, v. la citata la sentenza n. 371/2003.

Norme citate

  • decreto legislativo-Art. 72 NELLA VERSIONE ANTECEDENTE ALLA NOVELLA DELL'ART.20 DEL D.LGS.15.06.2015, N.80