Pronuncia 171/1996

Sentenza

Collegio

composta dai signori: Presidente: avv. Mauro FERRI; Giudici: prof. Luigi MENGONI, prof. Enzo CHELI, dott. Renato GRANATA, prof. Giuliano VASSALLI, prof. Francesco GUIZZI, prof. Cesare MIRABELLI, prof. Fernando SANTOSUOSSO, avv. Massimo VARI, dott. Cesare RUPERTO, dott. Riccardo CHIEPPA, prof. Gustavo ZAGREBELSKY;

Epigrafe

ha pronunciato la seguente nei giudizi di legittimità costituzionale: a) dell'art. 486, quinto comma, del codice di procedura penale; b) del combinato disposto degli artt. 97, 486, quinto comma, del codice di procedura penale e 29 delle disposizioni attuative del codice di procedura penale; c) del combinato disposto degli artt. 420, terzo comma, 97 del codice di procedura penale, 29 delle disposizioni attuative del codice di procedura penale e 1 della legge 12 giugno 1990, n. 146 (Norme sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali e sulla salvaguardia dei diritti della persona costituzionalmente tutelati. Istituzione della commissione di garanzia dell'attuazione della legge); d) degli artt. 304, lettera b), e 76 del codice di procedura penale in relazione all'art. 102, secondo comma, stesso codice e art. 30 delle disposizioni attuative del codice di procedura penale; e) degli artt. 2, 4, 8, 12, 13 della legge 12 giugno 1990, n. 146; f) degli artt. 85 e 169, secondo comma, del codice di procedura civile; g) degli artt. 1, secondo comma, 2, terzo comma, della legge 12 giugno 1990, n. 146 e degli artt. 669-duodecies, 669-septies e 669-octies del codice di procedura civile, promossi con ordinanze emesse il 30 maggio 1995 dal Tribunale di Sassari, il 1 giugno (n. 2 ordinanze) e il 3 giugno 1995 dal Pretore di Padova, l'8 giugno e il 2 giugno 1995 dal Tribunale di Roma sez. per il riesame, il 14 giugno 1995 (n. 4 ordinanze) dal Pretore di Bologna, il 1 giugno 1995 dal Pretore di Padova, il 16 giugno, il 3 giugno, il 31 maggio (n. 2 ordinanze), il 13 giugno, il 31 maggio, il 7 giugno, il 14 giugno, il 3 giugno (n. 3 ordinanze), il 31 maggio, il 30 maggio (n. 2 ordinanze), il 2 giugno (n. 3 ordinanze), il 14 giugno, il 9 giugno, il 6 giugno, il 9 giugno, il 3 giugno, il 6 giugno, il 30 maggio (n. 2 ordinanze), il 2 giugno, il 9 giugno, il 20 giugno, il 30 maggio, il 9 giugno, il 20 giugno, il 21 giugno (n. 5 ordinanze), il 16 giugno, il 6 giugno, il 9 giugno e il 13 giugno 1995 dal Tribunale di Sassari, il 5 giugno 1995 (n. 5 ordinanze) dal Pretore di Forlì, il 2 giugno 1995 (n. 15 ordinanze) dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale militare di Padova, il 29 giugno 1995 dalla Corte d'appello di Napoli, il 20 giugno 1995 (n. 2 ordinanze) dal Pretore di Milano, il 2 giugno 1995 dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale militare di Padova, il 23 giugno (n. 5 ordinanze), il 16 giugno, il 20 giugno, il 31 maggio, il 6 giugno, il 23 giugno, il 3 giugno, il 23 giugno e il 2 giugno 1995 dal Tribunale di Sassari, il 2 giugno 1995 (n. 3 ordinanze) dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale militare di Padova, il 20 luglio 1995 dal Pretore di Padova, il 2 giugno 1995 dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale militare di Padova e il 1 giugno 1995 dal Pretore di Padova, iscritte rispettivamente ai nn. 500, 508, 509, 510, da 512 a 517, 521, da 530 a 536, da 545 a 577, da 594 a 598, da 618 a 632, 657, 660, 661, 690, da 696 a 709, 717, 729, 731, 739, 780 del registro ordinanze 1995, e pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica, prima serie speciale, nn. 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 46 e 48 dell'anno 1995; Visti l'atto di costituzione di Bergantino Vincenzo e gli atti di intervento del Consiglio nazionale forense e del Presidente del Consiglio dei Ministri; Udito nella udienza pubblica del 9 gennaio 1996 il giudice relatore Francesco Guizzi; Uditi gli avvocati Piero Longo e Gaetano Pecorella per Bergantino Vincenzo, Antonino Galati e Vincenzo Panuccio per il Consiglio nazionale forense nonché gli avvocati dello Stato Carlo Sica e Alessandro De Stefano per il Presidente del Consiglio dei ministri.

Dispositivo

per questi motivi LA CORTE COSTITUZIONALE Riuniti i giudizi: 1) dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 2, commi 1 e 5, della legge 12 giugno 1990, n. 146 (Norme sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali e sulla salvaguardia dei diritti della persona costituzionalmente tutelati. Istituzione della commissione di garanzia dell'attuazione della legge), nella parte in cui non prevede, nel caso dell'astensione collettiva dall'attività giudiziaria degli avvocati e dei procuratori legali, l'obbligo d'un congruo preavviso e di un ragionevole limite temporale dell'astensione e non prevede altresì gli strumenti idonei a individuare e assicurare le prestazioni essenziali, nonché le procedure e le misure conseguenziali nell'ipotesi di inosservanza; 2) dichiara inammissibili: la questione di legittimità costituzionale degli artt. 304, primo comma, lettera b) e 97, quarto comma, del codice di procedura penale e dell'art. 30 del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271 (Norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale), sollevata, in riferimento agli artt. 3 e 24 della Costituzione, dalla Corte d'appello di Napoli con l'ordinanza in epigrafe; la questione di legittimità costituzionale degli artt. 420, terzo comma, e 97 del codice di procedura penale, e dell'art. 29 del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, sollevata, in riferimento agli articoli 2, 24, 101 e 40 della Costituzione, dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale militare di Padova con le ordinanze in epigrafe; 3) dichiara non fondate: la questione di legittimità costituzionale dell' art. 2, commi 2, 3, 4, 6 e 7, e degli artt. 4, 8, 12 e 13 della legge 12 giugno 1990, n. 146, sollevata, in riferimento agli artt. 3, 24, secondo comma, e 97 della Costituzione, dal Tribunale di Roma con le ordinanze in epigrafe; la questione di legittimità costituzionale dell'art. 486, quinto comma, del codice di procedura penale, sollevata, in riferimento agli artt. 2, 10 (in relazione all'art. 6 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ratificata con legge 4 agosto 1955, n. 848), 24, 101, 102 e 134 della Costituzione, dal Tribunale di Sassari con le ordinanze in epigrafe; la questione di legittimità costituzionale dell'art. 486, quinto comma, del codice di procedura penale, sollevata, in riferimento agli artt. 2, 24, 97, 101, secondo comma, e 112 della Costituzione, dal Pretore di Padova con le ordinanze in epigrafe; la questione dell'art. 486, quinto comma, del codice di procedura penale, sollevata, in riferimento agli artt. 3, 21 e 40 della Costituzione, dal Pretore di Bologna con le ordinanze in epigrafe; la questione dell'art. 486, quinto comma, del codice di procedura penale, sollevata, in riferimento agli artt. 97, 112 e 101 della Costituzione, dal Pretore di Forlì con le ordinanze in epigrafe; la questione degli artt. 85 e 169, secondo comma, del codice di procedura civile, sollevata, in riferimento agli artt. 3, 24 e 41, secondo comma, della Costituzione, dal Pretore di Milano con l'ordinanza in epigrafe; la questione degli artt. 1, secondo comma, e 2, terzo comma, della legge n. 146 del 1990, e degli artt. 669-duodecies, 669-septies e 669-octies del codice di procedura civile, sollevata, in riferimento agli artt. 3 e 24 della Costituzione, dal Pretore di Milano con l'ordinanza in epigrafe. Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 16 maggio 1996. Il Presidente: Ferri Il redattore: Guizzi Il cancelliere: Di Paola Depositata in cancelleria il 27 maggio 1996. Il direttore della cancelleria: Di Paola

Relatore: Francesco Guizzi

Data deposito:

Tipologia: S

Presidente: FERRI

Caricamento annuncio...

Massime

SENT. 171/96 A. - PROCESSO PENALE - IMPEDIMENTO LEGITTIMO DEL DIFENSORE A COMPARIRE PER SCIOPERO DEGLI AVVOCATI - DEDOTTA VIOLAZIONE DEGLI ARTT. 3 E 24 COST. - DIFETTO DI MOTIVAZIONE SULLA RILEVANZA - INAMMISSIBILITA'.

Inammissibilita' della questione per difetto di motivazione sulla rilevanza. (Nella specie, dall'ordinanza di rimessione non si evince se gli imputati abbiano chiesto - anche in assenza dei difensori di fiducia - la celebrazione del processo, ne' se vi sia stata la nomina di un difensore d'ufficio in luogo di quelli aderenti alla protesta). red.: G. Leo

Norme citate

SENT. 171/96 B. PROCESSO PENALE - MANCATA ESTENSIONE DELLA LEGGE CHE DISCIPLINA LO SCIOPERO NEI SERVIZI PUBBLICI ESSENZIALI AGLI AVVOCATI ED AI PROCURATORI CHE ESERCITANO UN SERVIZIO DI PUBBLICA NECESSITA' - ERRATA IDENTIFICAZIONE DELLE NORME DENUNCIATE - INAMMISSIBILITA'.

Inammissibilita' della questione per errata individuazione delle norme denunciate. red.: G. Leo

Norme citate

SENT. 171/96 C. SCIOPERO E SERRATA - DISCIPLINA DEL DIRITTO DI SCIOPERO - MANCATA PREVISIONE DELLA REGOLAMENTAZIONE DELL'ASTENSIONE COLLETTIVA DEGLI AVVOCATI E DEI PROCURATORI LEGALI DALL'ATTIVITA' GIUDIZIARIA - IRRAGIONEVOLEZZA DELLA DISCIPLINA IMPUGNATA CHE, PUR AVENDO LA FINALITA' DI REGOLAMENTARE LO SCIOPERO NEI SERVIZI PUBBLICI ESSENZIALI, NON HA PREVISTO L'APPLICAZIONE DELLA STESSA AGLI AVVOCATI E PROCURATORI CHE ESERCITANO UN SERVIZIO DI PUBBLICA NECESSITA' - OMESSA PREVISIONE DI UN CONGRUO PREAVVISO E DI UN RAGIONEVOLE LIMITE TEMPORALE DELLA SUDDETTA ASTENSIONE - INCIDENZA SUI PRINCIPI DI EGUAGLIANZA E DI IMPARZIALITA' E BUON ANDAMENTO DELL'AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA - LESIONE DEL DIRITTO DI DIFESA - ILLEGITTIMITA' COSTITUZIONALE PARZIALE.

E' costituzionalmente illegittimo, per violazione degli artt. 3, 24 e 97 Cost., l'art. 2, commi 1 e 5, della legge 12 giugno 1990, n. 146 (recante: "Norme sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali e sulla salvaguardia dei diritti della persona costituzionalmente tutelati. Istituzione della commissione di garanzia dell'attuazione della legge") - nella parte in cui non prevede, nel caso dell'astensione collettiva dall'attivita' giudiziaria degli avvocati e dei procuratori legali, l'obbligo di un congruo preavviso e di un ragionevole limite temporale dell'astensione e non stabilisce altresi' quali siano gli strumenti idonei ad individuare e ad assicurare le prestazioni essenziali, nonche' le procedure e le misure conseguenziali nell'ipotesi di inosservanza - in quanto, posto che l'obiettivo della legge n. 146 e' la garanzia dei servizi pubblici essenziali, e che, in realta', nel mirare esclusivamente alla protezione dell'abuso del diritto di sciopero, essa non appresta invece una razionale e coerente disciplina che includa tutte le altre manifestazioni collettive capaci di comprimere i valori primari della persona, la mancata previsione dell'astensione dalle udienze degli avvocati e dei procuratori tra quelle che detta legge individua, ne compromette le finalita' e ne riduce l'efficacia, dato che tale astensione incide, in misura non minore dello sciopero del personale delle cancellerie e delle segreterie giudiziarie, sull'amministrazione della giustizia, che e' servizio pubblico essenziale. - V., anche, S. n. 114/1994, nella quale la Corte ha indicato con preoccupazione le gravi conseguenze che possono derivare alla giurisdizione dalle astensioni senza preavviso e a tempo indeterminato; ed ha quindi rivolto un invito al legislatore, auspicando l'introduzione di una regolamentazione di forme di protesta collettiva, le quali compromettono, al pari dello sciopero, il pieno e ordinato esercizio di funzioni, come quella giurisdizionale, che assumono rilievo fondamentale nell'ordinamento. red.: G. Leo

Norme citate

  • legge-Art. 2, comma 1
  • legge-Art. 2, comma 5

SENT. 171/96 D. PROCESSO PENALE - IMPEDIMENTO LEGITTIMO A COMPARIRE DEL DIFENSORE PER SCIOPERO DEGLI AVVOCATI - DEDOTTA INCIDENZA SULLA FUNZIONE GIURISDIZIONALE E SULL'AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA - RITENUTA LESIONE DEL DIRITTO INVIOLABILE DELL'UOMO AD ESSERE GIUDICATO IN TEMPO RAGIONEVOLE, NONCHE' DEL DIRITTO DI DIFESA - ASSERITA VIOLAZIONE DEI PRINCIPI DI BUON ANDAMENTO DELL'AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA, DELLA SOGGEZIONE DEL GIUDICE SOLTANTO ALLA LEGGE E DELL'OBBLIGATORIETA' DELL'AZIONE PENALE - INSUSSISTENZA - NON FONDATEZZA.

Non e' fondata, in riferimento agli artt. 3, 24, secondo comma, e 97 Cost., la questione di legittimita' costituzionale dell'art. 2, commi 2, 3, 4, 6 e 7, e degli artt. 4, 8, 12 e 13 della legge 12 giugno 1990, n. 146 (recante: "Norme sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali e sulla salvaguardia dei diritti della persona costituzionalmente tutelati. Istituzione della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge") - i quali, a differenza di quanto previsto per gli altri lavoratori del settore giustizia, ometterebbero di regolamentare la protesta degli appartenenti alla categoria forense, qualificandoli, alla stregua di un indirizzo giurisprudenziale, quali privati esercenti un servizio di pubblica necessita' - in quanto, premesso che "l'astensione degli avvocati e procuratori da ogni attivita' defensionale non rientra compiutamente, per la sua morfologia, nei meccanismi procedurali previsti" dalle norme censurate, "la Corte non puo' che lasciare al legislatore" la definizione, in modo organico, delle misure atte a realizzare l'equilibrata tutela dei beni coinvolti, "essendole preclusa l'individuazione nel dettaglio delle soluzioni". red.: G. Leo

Norme citate

  • legge-Art. 2, comma 4
  • legge-Art. 8
  • legge-Art. 2, comma 2
  • legge-Art. 2, comma 7
  • legge-Art. 2, comma 6
  • legge-Art. 4
  • legge-Art. 12
  • legge-Art. 2, comma 3
  • legge-Art. 13

SENT. 171/96 E. PROCESSO PENALE - ASTENSIONE A TEMPO INDETERMINATO DEGLI AVVOCATI E PROCURATORI DA OGNI ATTIVITA' - ASSERITA INCIDENZA SULLA FUNZIONE GIURISDIZIONALE E SULL'AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA - DEDOTTA VIOLAZIONE DEGLI ARTT. 2, 10 (IN RELAZIONE ALL'ART. 6 DELLA CONVENZIONE PER LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI DELL'UOMO E DELLE LIBERTA' FONDAMENTALI, RATIFICATA CON LEGGE 4 AGOSTO 1955, N. 848) 24, 101, 102, 134, 97, 112, 3, 21 E 40 COST. - INSUSSISTENZA - NON FONDATEZZA.

Non e' fondata, in riferimento agli artt. 2, 10 (in relazione all'art. 6 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle liberta' fondamentali, ratificata con legge 4 agosto 1955, n. 848), 24, 101, 102, 134, 97, 112, 3, 21 e 40 Cost., la questione di legittimita' costituzionale dell'art. 486, comma 5, cod. proc. pen. - a norma del quale il giudice sospende o rinvia anche di ufficio il dibattimento, quando risulta che l'assenza del difensore e' dovuta ad assoluta impossibilita' di comparire per legittimo impedimento prontamente comunicato - in quanto, premesso che l'ordinamento repubblicano si fonda sul pieno riconoscimento della liberta' di associazione e dell'attivita' sindacale e sull'espressa garanzia del diritto di sciopero entro i limiti indispensabili alla salvaguardia di altri interessi costituzionalmente protetti, detto riconoscimento, che la Corte costituzionale assicura all'autonomia dei singoli e dei gruppi, vale altresi' per l'astensione dal lavoro di quei professionisti che svolgono, come gli avvocati e i procuratori legali, la propria attivita' in condizioni di indipendenza. E, dunque, se, da un lato, e' vero che l'astensione da ogni attivita' defensionale non puo' configurarsi come diritto di sciopero e non ricade sotto la specifica protezione dell'art. 40 Cost., dall'altro, va pero' sottolineato che, nel caso in esame, viene in rilievo il 'favor' libertatis', che si pone come fondamentale criterio regolatore di tale ambito di rapporti, garantendo la liberta' di ogni formazione sociale, pur nel rispetto degli altri valori di rango costituzionale. - Cfr., altresi', S. nn. 114/1970; 315/1992, 456/1993 e 421/1995. red.: G. Leo

SENT. 171/96 F. PROCESSO CIVILE - ASTENSIONE DEL DIFENSORE DALL'ATTIVITA' DI UDIENZA PER ADESIONE AD UNA PROTESTA DI CATEGORIA E CONSEGUENTE OMESSO DEPOSITO DEL FASCIOLO DI PARTE - RITENUTA EQUIPARAZIONE DI TALE ASTENSIONE ALL'IPOTESI DI RINUNCIA AL MANDATO - POSSIBILITA' PER LA PARTE DI DEPOSITARE IL PROPRIO FASCICOLO - MANCATA PREVISIONE - ASSERITA DISPARITA' DI TRATTAMENTO RISPETTO ALLA PARTE RAPPRESENTATA DAL DIFENSORE NON ASTENSIONISTA - DEDOTTA VIOLAZIONE DEL DIRITTO DI DIFESA - ERRONEITA' DEL PRESUPPOSTO INTERPRETATIVO DA CUI MUOVE IL GIUDICE 'A QUO' - NON FONDATEZZA.

Non e' fondata, in riferimento agli artt. 3, 24 e 41, secondo comma, Cost., la questione di legittimita' costituzionale degli artt. 85 e 169, secondo comma, cod. proc. civ. - nella parte in cui inibiscono a colui che si sia costituito in giudizio, mediante un procuratore che abbia aderito alla protesta collettiva, di depositare personalmente il proprio fascicolo, e non consentono al giudice di fissare un termine perche' la parte effettui personalmente il deposito, anche dopo l'udienza di discussione - per erroneita' della premessa, alla stregua della quale la liberta' di astenersi dalle udienze equivarrebbe ad una implicita rinuncia alla procura 'ad litem' sottoscritta dal titolare dell'interesse coinvolto nella 'res litigiosa'. Detta ipotesi, invero, carente di solido fondamento, richiederebbe, quale effetto dell'invocata sentenza additiva, un incremento di poteri, per vero modesto, a favore del litigante, al quale sarebbe concesso di depositare il fascicolo precedentemente ritirato dal difensore; con la creazione, altresi', di una forma di autodifesa alternativa alla difesa tecnica, che si porrebbe in contrasto con l'art. 24 Cost. (cfr., pure, sentenze nn. 188/1980 e 99/1975), dal momento che la parte sarebbe privata della possibilita' di avvalersi del proprio difensore in una fase o in un grado del processo. red.: G. Leo

SENT. 171/96 G. PROCESSO CIVILE - PROCEDIMENTI CAUTELARI ED URGENTI - ASTENSIONE DEL DIFENSORE DALL'ATTIVITA' DI UDIENZA PER ADESIONE AD UNA PROTESTA DI CATEGORIA - NON APPLICABILITA' AI LAVORATORI AUTONOMI DELLA LEGGE CHE DISCIPLINA LO SCIOPERO NEI SERVIZI PUBBLICI ESSENZIALI - IMPOSSIBILITA' PER IL GIUDICE DI ADOTTARE PROVVEDIMENTI CAUTELARI ED URGENTI - DEDOTTA VIOLAZIONE DEL PRINCIPIO DI EGUAGLIANZA E DEL DIRITTO DI DIFESA - INSUSSISTENZA - NON FONDATEZZA.

Non e' fondata, in riferimento agli artt. 3 e 24 Cost., la questione di legittimita' costituzionale degli artt. 1, comma 2, e 2, comma 3, della legge 12 giugno 1990, n. 146; 669-'duodecies', 669-'septies' e 669-'octies', cod. proc. civ. - nella parte in cui impediscono al giudice, investito di un procedimento cautelare ed urgente, di decidere allo stato degli atti, nel caso di astensione dei procuratori delle parti motivata dall'adesione ad una protesta collettiva indetta senza il rispetto della legge n. 146 citata - in quanto la decisione allo stato degli atti, che, ad avviso del giudice 'a quo', meglio si adatta al 'summatim cognoscere' caratteristico dei procedimenti cautelari, sarebbe assunta in spregio della funzione dell'avvocato e con potenziale pregiudizio per la parte che ha ragione, ove a favore di questa si dovesse richiedere un ulteriore apporto defensionale. red.: G. Leo