Articolo 47 - CODICE PROCEDURA PENALE
Massime della Corte Costituzionale
Testo dell'articolo aggiornato secondo le disposizioni legislative vigenti.
Testo dell'articolo aggiornato secondo le disposizioni legislative vigenti.
E' manifestamente inammissibile, per difetto di rilevanza, la questione di legittimità costituzionale dell'art. 47, comma 2, ultima parte, come sostituito dalla legge 7 novembre 2002, n. 248, censurato, in riferimento agli artt. 3 e 111 della Costituzione, nella parte in cui prevede che - nel caso di riproposizione di una richiesta di rimessione già dichiarata inammissibile o rigettata dalla Corte di Cassazione - il giudice che procede non sia tenuto a sospendere il processo solo quando la richiesta non risulti fondata su elementi nuovi. Invero, a prescindere da ogni rilievo circa la validità dell'assunto del rimettente, stando al quale la novità anche solo «formale» dei motivi basterebbe ad imporre la sospensione del processo, ai sensi della norma denunciata, il giudice a quo non risulta comunque chiamato, allo stato, a fare applicazione di detta norma. - In merito al fatto che, nella parallela ipotesi di reiterazione dell'istanza di ricusazione del giudice, l'identità dei motivi deve essere apprezzata «sia in senso formale che materiale», vedi, citate, ordinanze n. 285/2002, n. 366/1999 e n. 466/1998. - In merito alle circostanze, cui l'art. 47 cod. proc. pen. subordina l'obbligo di sospensione del processo, vedi, citata, ordinanza n. 268/2004.
Sono manifestamente inammissibili le questioni di legittimità costituzionale degli artt. 45 e 47 del codice di procedura penale, come modificati dalla legge 7 novembre 2002, n. 248, prospettate sotto il profilo della incompatibilità dei presupposti dell?istituto descritti dall?art. 45 cod. proc. pen. con gli artt. 3 e 25, primo comma, della Costituzione; del contrasto della sospensione del processo a norma dell?art. 47 dello stesso codice con gli artt. 3, 111, secondo comma, 97 e 112 della Costituzione, nonché della violazione dell?art. 25 Cost. in relazione alla immediata applicabilità della nuova disciplina ai processi in corso, prevista dall?art. 1, comma 5, della legge n. 248 del 2002. Il giudice di merito, infatti, è privo di legittimazione a sollevare questioni in tema di rimessione, non dovendo fare applicazione delle norme censurate. Competente a giudicare la richiesta di rimessione, è la Corte di Cassazione, la sola abilitata a sollevare questione di legittimità costituzionale sugli aspetti sia sostanziali che processuali dell?istituto. - V. citate ordinanze nn. 147/2003, 204/1999, 322/2002 e 248/2000.
E? manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell?art. 47, comma 2, come modificato dalla legge 7 novembre 2002, n. 248, nella parte in cui prevede la sospensione obbligatoria del processo prima dello svolgimento delle conclusioni e della discussione e, comunque, prima della pronuncia della sentenza, sollevata in riferimento agli artt. 3, 97, 111 e 112 della Costituzione. L?operatività della sospensione obbligatoria del processo è subordinata, infatti, ad una duplice condizione: che il processo stia per entrare in una fase processuale ?qualificata? e che il giudice stesso abbia avuto notizia che la richiesta di rimessione sia stata assegnata alle sezioni unite o, comunque, ad una sezione competente a decidere nel merito. Nella specie, di contro, i giudici 'a quibus' hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale subito dopo che la richiesta di rimessione è stata depositata in cancelleria e, quindi, prima che essa sia stata trasmessa alla Corte di cassazione.
E? manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell?art. 47, comma 1, cod. proc. pen., come modificato dalla legge 7 novembre 2002, n. 248, sollevata in riferimento agli artt. 3, 97, 111 e 112 della Costituzione. I giudici 'a quibus', infatti, da un lato, omettono di fornire qualsiasi motivazione in ordine agli elementi che consentirebbero la sospensione e, dall?altro, rilevano che l?imputato ha già presentato plurime richieste di rimessione, ma non dicono perché nel caso di specie non sarebbe applicabile la disposizione di cui all?ultimo periodo dell?art. 47, comma 2, cod. proc. pen.
E' manifestamente inammissibile, per intervenuta dichiarazione di illegittimita' costituzionale (sent. n. 353 del 1996), la questione di legittimita' costituzionale degli artt. 46 comma 3, 47 commi 1 e 2, 48 comma 4, e 49 comma 2, cod. proc. pen., sollevata con riferimento agli artt. 3, 25 comma 1, 97 comma 1, 101 comma 2, e 112 Cost. - S. n. 353/96. red.: S. Di Palma
Manifesta inammissibilita' della questione concernente una norma gia' dichiarata costituzionalmente illegittima. - S. n. 353/1996. red.: G. Leo
Contrariamente a quanto prevedeva il precedente codice di procedura penale, secondo il quale il procedimento per rimessione non sospendeva l'istruzione o il giudizio, salvo ordinanza di sospensione della Corte di cassazione, il vigente codice ha disposto che, nel caso di rimessione, l'effetto sospensivo si produca automaticamente e che al momento della decisione del processo operi una preclusione per il giudice del dibattimento. Questa innovazione non ha pero' tenuto conto che la riproposizione di una richiesta gia' dichiarata inammissibile o rigettata dalla Cassazione puo' dar luogo ad abusi e ad un uso dilatorio della richiesta stessa, basata su motivi anche solo in apparenza nuovi, finalizzato ad allontanare nel tempo la decisione di merito, con l'effetto di una probabile prescrizione dei reati e di inevitabili riflessi negativi sull'efficienza dell'amministrazione della giustizia. Nella disciplina del codice, quindi, l'equilibrio fra i principi di economia processuale e di terzieta' del giudice e' solo apparente, dato che il possibile abuso processuale determina la paralisi del procedimento, tanto da compromettere il bene costituzionale dell'efficienza del processo e il canone fondamentale della razionalita' delle norme processuali. Invero il legislatore, pur essendo libero nella costruzione delle scansioni processuali, non puo' tuttavia scegliere un percorso che possa comportare, sia pure in casi estremi, la paralisi dell'attivita' processuale. E' pertanto costituzionalmente illegittimo, per contrasto con l'art. 3 Cost., l'art. 47, comma 1, cod. proc. pen., nella parte in cui fa divieto al giudice di pronunciare la sentenza fino a che non sia intervenuta l'ordinanza che dichiara inammissibile o rigetta la richiesta di rimessione del processo ad altro giudice. red.: A. Franco